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      Nessuno l'abita, nessuno si gli avvicina senza tremore. Il marinaio che commette la sua vita ad una tavola sopra gli abissi del mare; il montanaro che non teme d'accapigliarsi col lupo, non si indurrebbero per tutto l'oro del mondo a passar soli una notte entro il recinto di quel castello.
      — E perché? domandai io ad un vecchio contadino che mi serviva di guida.
      — Perché vi si sente...
      — E che vi si sente?
      — La Contessa ed il Notaio.
      — Un fantasma nero, gigantesco, proseguì la mia guida, ogni notte, al tocco delle dodici, si arrampica su per quel muro cosí ripido, cosí sdrucciolevole, trascinato suo malgrado da una forza irresistibile. Quel finestrone si spalanca; ed una larva femminile, vestita tutta quanta di bianco, pallida, scarmigliata, si sporge innanzi, lo afferra per i capelli; e quel fantasma, sebbene di forme colossali e di sembianza spaventevole, è costretto ad ubbidirle, come avverrebbe d'un colpevole sotto il braccio del percussore. Allora la mano di quella donna, cosí acciuffatolo, lo strascina tutta notte per le camere, per gli anditi, per le scale, ed un gemito fioco, lungo, disperato, echeggia funebremente di sala in sala.
      — E chi è questa donna che ogni notte, all'ora stessa compie inesorabile la sua vendetta da oltre mezzo secolo?
      — È la Contessina, l'antica padrona del castello. Entrate nella prima sala; vedrete sospeso alla parete il ritratto d'una giovinetta, dalle forme molli e graziose(12); dalla bocca sorridente con espressione di bontà e mestizia, dalla bionda e ricca capigliatura acconciata secondo l'uso di que' tempi; un corsaletto di velluto azzurro le stringe il seno delicato, e compone la sua persona ad una grazia, ad una sveltezza incantevole.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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