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      Ma que' capelli non doveano incanutire; quelle labbra doveano chiudersi nella morte, senza aver provato mai il bacio dell'amore!
      — E donde tant'ira, tanta vendetta in una giovane cosí leggiadra, cosí buona, come appare dalle vostre parole!
      — Iddio, rispose il contadino, la fa strumento di sua giustizia. Vedete quel picciol lago presso il castello? Una notte — era la notte dei morti! — dopo una tempesta spaventevole di mare e di terra, quel lago rigettò il cadavere d'un giovanetto... e quel cadavere avea gli occhi gonfi, il collo nero come uomo soffocato da una stretta di fune. Di lì a poco tempo la Contessina scomparve, nè fu riveduta mai più viva nelle mura del castello,
      — E il fantasma che si arrampica su per quel muro, al supplizio d'ogni notte?
      — È l'anima del Notaio.
      E un tremito di paura o, per meglio dire, di orrore scorse visibilmente tutte le fibre del contadino.
      — È l'anima del Notaio, soggiungea quindi, fattosi il segno della croce, forse l'anima abita ancora, per suo supplizio, dentro il cadavere, nè trova quiete nemmen nel sepolcro. Se vi aggrada di visitar quel castello, ora in piena luce, andrò narrandovi mano a mano la triste istoria.
      Dopo alcuni momenti entravamo per un grande atrio, in quella romantica abitazione, divenuta ormai nido di paure e d'uccelli di mal augurio.
     
      II
     
      Quel ribrezzo indescrivibile che la solitudine e il silenzio ti ispirano, tanto piú ove t'avvenga d'incontrare ad ogni passo gli indizii della vita domestica e l'assenza d'ogni creatura vivente, m'invase l'anima, mi strinse il cuore, non sí tosto gittai lo sguardo tra il dubbio lume di que' deserti appartamenti.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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