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      Nè costoro si inducono al matrimonio per istima od amicizia che mettano in una donna; sí bene per orgoglio — acciò il casato non si spenga! — Ed in vero, priva d'essi, la patria andrebbe a fascio! Perché invece non tramandare esempli di virtù in cui vivere perpetuamente?
      Eloisa, la Contessina, cui già accennammo, avea sposato quest'uomo senza conoscere ciò che importasse averlo a marito. In affare che decide di tutta la vita, che è il sommo degli affari, e su cui nessuno nè deve nè può sentenziare, se non quell'unico che ha da subirne le conseguenze, non manca mai o la zia o la sorella già maritata che si affretta a rispondere per la zitella; e difatti Eloisa non ne era stata informata che per disporsi al tremendo rito. Timida per natura, educata in un modo atto a tradire l'innocenza delle giovinette, disponendole bel bello a sposare un vecchio, senza dir loro ciò che importi l'esser moglie, colta all'impensata e priva d'una madre che l'avrebbe almeno sovvenuta de' suoi consigli, non ebbe tempo di consultarsi, di preveder l'avvenire; si abbandonò tutta nelle braccia d'una sorella primogenita già maritata, la quale, accarezzandola, suscitandone per un momento la vanità femminile, le diè la spinta nel precipizio, la pugnalata di misericordia. — Perché le cose procedano in questa guisa, nol vo' indagare; il fatto sta. — Eloisa, vestita pomposamente, direi quasi a guisa di vittima incoronata, se il paragone non sapesse di rancido, comparve innanzi all'ara; e Dio fu chiamato a testimonio d'un tradimento, d'un assassinio morale che la società, specialmente la piú elevata, chiama il piú delle volte un bel matrimonio, un matrimonio di convenienza che equivale al titolo di mercato, al traffico dei Negri e peggio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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