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      Tacque, divorò il dispetto, torse in meglio le sue parole, aspettò tempo. Non ha forse mille espedienti nelle sue mani? la paura, la minaccia di calunniarla presso il vecchio marito, denigrarla in pubblico? La sua stessa riputazione di uomo incorruttibile non è un'arme contro quella di bella e giovin donna sempre esposta a dubbie interpretazioni? E pur troppo non attese a lungo il destro di vendicarsi.
      Un giovinetto, compiuti appena i suoi studii di medicina nell'università di Genova, si era recato in condotta nel nostro villaggio; nè tardò ad essere ammesso nel castello del vecchio Conte. Colto d'ingegno, grazioso nell'aspetto, elegante nei modi, d'indole aperta e generosa, divenne ben presto, senza avvedersene, rivale fortunato d'un terribile competitore; ed Eloisa, semplice ed innocente, sentì nascere nel proprio cuore una nuova vita, una gioia ineffabile ogniqualvolta il giovane Edoardo si presentava, e sovente un profondo abbattimento nell'ore di solitudine. L'occhio grifagno del Notaio avea sorprese quell'improvvise vicissitudini nelle ingenue sembianze della Contessa, avea interpretato il suo turbamento al semplice nome e all'apparire del giovanetto, e prima che essi stessi se ne avvedessero, avea scoperto i nascenti affetti del loro cuore. Quindi in quell'animo efferato e corrotto si gettò un'invidia, una gelosia che doveano accendervi in poco d'ora le passioni piú sanguinarie.
      Una sera — mentre da una parte i raggi estremi del sole imporporavano l'azzurro della marina, e dall'altra sorgea la luna candida, vereconda, in quel molle e voluttuoso crepuscolo, imbalsamato dal profumo dei fiori, in quell'ora misteriosa che apre l'anima alle piú tenere confidenze — Eloisa ed il giovane Edoardo, che tale era il nome del medico, passeggiavano lentamente nei viali del castello, e soffermavansi tratto tratto per ammirare la bellezza del mare, dell'orizzonte, delle colline.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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