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      Non sono passata mai dinanzi al tuo ritratto senza scambiarti quello sguardo cosí mesto, cosí amorevole che a te mi lega con una intima simpatia, che io stessa non so intendere!
      Parea che l'ombra sospirasse pietosamente a quelle parole, e dicesse, crollando il capo:
      —— Pur troppo! i fati stessi ci signoreggiano!
      E l'ombra si avvicinava, e stendendo la sua destra, fredda e candida come neve, alla destra di Eloisa, con sembiante ed atto di chi vuole prepararti all'annunzio d'una sventura:
      — Gli uomini sono crudeli! le soggiungeva; un genio iniquo si è cacciato in questa casa; io, tuttoché spirito, ne sento ancora nell'acre le maligne influenze. Oh Eloisa! fuggi, fuggi da queste sale abbominevoli; mentre qui ti ragiono, un'opera di sangue sta consumandosi... i miei occhi, sgombri dal mortal velo che aggrava i tuoi, veggono una lotta orrenda, una scena che strappa ancora una lacrima alle morte mie pupille. Questo è il supremo momento d'un sacrifizio... un momento gravido di peccato e di dolore... l'ombre della notte, unici testimoni, inorridiscono. Cacciamone i maligni influssi colla preghiera!
      E il volto del fantasma divenia pallido ben altrimenti che nella morte; abbassò gli occhi, compose le mani nell'atteggiamento di chi prega, e stette immobile, taciturno. In quel mentre un nerissimo nugolare attraversava i raggi del sole; l'aere si facea buio, pesante; e fra le tenebre dell'ecclisse pioveano carboni ardenti; passò un momento, simile a quello in cui il condannato ascende la scala del patibolo, un momento di lutto per la natura.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Eloisa Eloisa