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      Vedi la ingenua vergine che tutta si abbandonava nelle tue braccia? Che n'hai fatto! Credi tu che tutte le futili vostre gioie, le vostre ipocrite amicizie, le delizie miserabili delle vostre splendide soirées, tutti i galloni del vostro servidorame, contrappesino quella lacrima lenta, fredda che va formandosi nella vitrea sua pupilla?
      Or vedete. — L'inferma tenta rizzarsi; colla mano scarna si ritrae i capelli dalla fronte, quasi enorme peso che la aggravasse; e le ossa del suo petto si sollevano, come quelle di persona che vorrebbe gettare uno strido e non può.
      — Fuggi, fuggi! non vedi tu che ti incalza? È desso, è desso! i suoi occhi scintillano fra le tenebre come quelli del tigre in agguato. — Oh me misera! Egli è morto... e mi amava!
      A queste parole dell'ammalata che rivelavano un mistero orribile, la sorella primogenita, che ne avea già avuto qualche sentore:
      — Che vi pare, signor Notaio, chiese sommessamente al suo compagno, che vi pare la voglia dire?
      — È nel delirio della febbre, rispose quegli senza commuoversi, ma ben comprendendo il veleno dell'argomento.
      La Contessa fece atto di sorridere.
      L'ammalata, dopo alcuni momenti di riposo, levossi nuovamente, ed afferrandosi le treccie dietro il capo:
      — Oh nascondetemi quell'altare; abbrunatelo! L'altare nuziale per chi v'é tratto suo malgrado, è un altare mortuario. Guai, guai pronunciarvi una parola! è irrevocabile, è il suggello della morte!
      — Questa volta, Contessina, disse il Notaio sogghignando per rappresaglia, questa volta sembra che rinsensi.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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