Pagina (150/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il Vangelo di Gesù Cristo era cosa vieta, non piú adatta ai bisogni del secolo: Voltaire, Diderot ed altri simili eran veri filosofi, rinnovatori filantropi; a rinforzo dei loro argomenti sorgea sempre la ghigliottina.
      Il Conte, padrone del castello, impaurito da voci di guerra e da minacce di moti popolari, credè suo meglio l'allontanarsene nascostamente. Né s'ingannava; che ivi a poco una gente di mal affare, vagabondi, sfaccendati d'ogni paese, accoltisi nel villaggio, e sedotta una parte dei contadini coll'arti solite in questi frangenti, divisarono saccheggiare e quindi ardere quell'edifizio, simbolo di signoria feudale. Il galantuomo del nostro Notaio era mantice in queste prime faville, e messosi a capo di que' sciagurati, atterrate le porte, irruppe nel castello. Chi sa a quale opera di sterminio avrebbero proceduto, se il curato, vecchio venerando e venerato, avvisato in tempo da Cencio, non compariva improvvisamente tra quella furia; ed acquetati ben presto i suoi parocchiani, non intimava arditamente ai malvagi seduttori di allontanarsi. La memoria della contessina Eloisa, da tutti amata e riverita, memoria che il curato seppe ad uopo richiamare, commosse gli animi dei popolani non accesi che dalla fiamma soffiata in essi dagli stranieri; e costoro, vedendo che la bisogna si mettea male, cominciarono a ritirarsi più che di passo. Si sparse intanto la voce che nei deserti appartamenti della Contessa, s'udia un rumore straordinario; che l'ombra di lei, pallida e gigantesca, si era mostrata in un andito tenebroso, con atto di respingere gli assalitori.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Vangelo Gesù Cristo Voltaire Diderot Conte Notaio Cencio Eloisa Contessa