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      Questa terra è Albisola.
      Ma la natura ama talvolta i contrasti piú vivi e piú bizzarri; diremmo, in linguaggio figurato, che il sorriso amoreggia colle lagrime; che la rosa destinata a ornar la fronte della giovane fidanzata, s'apre talvolta accanto al mirto e a' piedi del cipresso.
      Continuando a salire per la montagna, la terra, quasi colta da subita maledizione, si scolora, inselvatichisce, e le umane abitazioni scompaiono; pochi sterpi o piante selvatiche, specialmente di pini, allignano tra quelle zolle nude e sassose; ma il cucuzzolo della montagna è spoglio affatto di vegetazione e ribelle ad ogni coltura. Se a qualche contadino che ivi passi per avventura, ti farai a chiedere come si chiami quella vetta cosí ardua, cosí brulla, cosí solitaria, ti risponderà non senza un brivido, esser desso il Picco spaccato, e affretterà il passo per discostarsene. La montagna, squarciandosi dall'ime viscere in parti eguali, aprì nel mezzo una voragine, donde l'occhio si ritrae quasi impaurito da quella profondezza e desolata solitudine. Non filo d'erba, non canto d'uccello, non vestigio di piede umano; qualche cosa di misterioso, di sinistro, di morto, di segregato dalla natura vivente, sta pur nel fondo di quell'abisso; e quando i membri s'accavallano all'intorno della vetta del Picco, componendosi a mille forme strane e fantastiche; quando il vento rimugge nella voragine, e l'ombre della notte se ne levano cupe, taciturne, gigantesche, il cuore ti si stringe per inusitata tristezza, per una specie di paura che la parola non può esprimere.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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