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      E antica tradizione, tenuta per verità inconcussa fra i contadini dei dintorni, che la notte del 2 novembre, ossia la notte dei morti, le anime degli annegati, degli uccisi, degli insepolti e di coloro specialmente che non posano in terra sacra, passeggino nel fondo di quell'abisso, vestite di cappe nere, in lunga processione, con cerei ardenti, e cantanti salmodie funebri. I contadini asseriscono averle vedute, aver udito quel salmeggiare nel silenzio della notte; ed aggiungono che alcuni cani dei dintorni ivi cacciati o smarritisi, non si videro ricomparire mai piú.
      Certo, questo racconto è frutto dell'ignoranza e della superstizione; ma la convinzione profonda di quegli uomini e la tendenza prepotente del nostro spirito alle cose meravigliose e terribili, non sono indegne d'uno studio filosofico. La credenza d'anime affannate, che non possono riposar nella tomba, ed errano, escluse dal cielo e dalla terra, è quasi universale. Ne siano esempio, anche in altra religione e diversità di costumi, que' strani uccelli del Bosforo detti dai musulmani anime dannate che debbono espiare pellegrinando i loro delitti; che volano continuamente dalle bocche del mar Nero alle sponde della Troade; che, agitati dalla tempesta, si rifugiano tra i cipressi del cimitero di Scutari, e cantano lamentevolmente col singhiozzo dell'agonia.
      Fra le popolari tradizioni che riguardano il Picco spaccato, dobbiamo accennar quella delle fiammelle amorose, che vengono a riposarsi sopra quel monte, una volta all'anno, la notte del 2 novembre.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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