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      Rinvenuti dallo stupore, si tranquillarono anche essi nella ferma certezza che fosse occorso un errore, poiché in Giulio avevano sempre ammirato una rara prudenza, un contegno per ogni riguardo irreprensibile, una straordinaria illibatezza di costumi, per cui gli accordavano la piú illimitata confidenza, e non potevano insomma concepire neppure un'ombra di sospetto che fosse trascorso nel benché menomo fallo. Presero quindi a consolare Isabella che, travagliata da un segreto presagio, singhiozzava affannosamente e stemperavasi in pianto. Non vi fu mezzo però di calmare il suo cuore agitato e rasserenare la sua mente, sicché pianse tutta notte senza prendere un momento di sonno.
      Giulio, rileggendo colla mente tutto quanto il passato senza trovarvi neppure un fatto inconsiderato, senza ricordarsi d'una parola imprudente che potesse dargli una spiegazione almeno approssimativa di cosí strana avventura, era giunto alle carceri, e quantunque saldo nella propria innocenza, pure nell'entrarvi sentì un brivido per l'ossa e un certo ribrezzo, vedendosi accomunato coi malfattori. Sia l'uomo innocente, sia reo, dal piú al meno è sempre lunga e penosa la prima notte che si passa in prigione: tanto piú poi a que' tempi che un leggero sospetto equivaleva spesse volte a una colpa constatata solennemente, e non v'era né legge né formalità di procedura che potesse guarantire un onesto uomo dalla calunnia e dalla prepotenza. E tanto piú ancora doveva essere turbata la mente di Giulio, persuaso com'era dell'inquietudine e del rammarico che sarebbe costata quella notte alla sua fidanzata.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Giulio Isabella Giulio