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      Non mai certamente sospirò con tanto fervore il ritorno della luce per uscire una volta dallo stato angoscioso dell'incertezza.
     
      III
     
      Albeggiò finalmente e penetrò anche un sottil raggio di luce nell'angusta prigione di Giulio, a cui fu dolce come sorriso d'amico che porti una lieta novella. Piú forte gli parlò la speranza d'essere fra brevi momenti ridonato alla libertà, già gli pareva di tornare a colei che lo aspettava con un tormentoso desiderio, la vedea rinfrancata, e doppiamente felici ragionavano dell'avvenuto come d'una scena da romanzo, d'un giuoco bizzarro della fortuna. Isabella, che durante la notte s'era affacciata le mille volte alla finestra per dare piú libero sfogo all'oppressura dell'anima, che mille volte avea drizzato gli occhi all'oriente per vedere se rispuntasse l'aurora, giacché tutto avrebbe dato onde sapere il proprio destino, provò anch'ella i medesimi sentimenti, anch'ella riposò alfine la mente in una soave speranza, e sciolse una calda preghiera a Colui che dispensa quaggiù le gioie e i dolori.
      Sventurati! chi avrebbe lor detto che mentre appunto si confortavano nell'idea di essere ricongiunti fra breve, una mano inesorabile vergava la sentenza di Giulio, e una sentenza di morte? Non regge l'animo a pensare quali orrende ingiustizie siano state commesse ne' secoli scorsi in nome della giustizia, e come spesso la vita d'un uomo nella bilancia d'alcuni pesasse molto meno di quella d'un falcone e d'un bracco.
      Giulio aspettava ansiosamente che venisse dischiusa la sua tetra prigione, e gli fosse almeno annunziato per qual motivo era caduto in disgrazia del conte Barbò. Udì alfine un volgere di chiavi, cigolare la porta, e si vide dinanzi un emissario del Conte accompagnato dal carceriere.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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