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      Giulio, all'udire qual delitto venivagli apposto, rimase piú attonito di quando era stato tratto in prigione. Non era ombra di verità in quell'accusa; non aveva egli mai avuto una stretta relazione coi D'Oria, non s'era mai impicciato nelle brighe dei signorotti, né aveva a parer suo dato ragion di temere con un contegno misterioso e sospetto. Comunque fossero le cose, ben s'avvide di dover rinunziare ad ogni illusione, e conscio della nequizia dei tempi e della inumanità dei tribunali, che non concedevano neppure la facoltà di discolparsi, si vide irremissibilmente perduto. Il pensiero della morte è tremendo anche all'uomo innocente, tanto piú quando si passa in un baleno da uno stato felice all'estrema desolazione; quando corre la mente ai congiunti e ad una fidanzata teneramente diletta, che si lasciano in pianto, né si rivedranno mai piú sulla terra. Senza colpa morir condannato in nome della legge; di quella morte infame che si serba al malfattore e all'omicida; per voler d'un uomo stolto e feroce morire nel fior dell'età, vedendosi ancora dinanzi un lungo periodo d'anni, è un'idea che sgomenta e abbatte il cuore piú saldo e provato. La sola religione ricordando al sofferente che al martirio tien dietro una beatitudine infinita, che se non in terra è vera giustizia nel cielo; la sola religione può rinfrancare la mente smarrita d'un condannato all'estremo supplizio. E Giulio difatti, che sulle prime era rimasto percosso da mille funesti pensieri e sentiva uno sfinimento mortale in tutta la persona, pio e mansueto com'era levò in alto gli occhi rassegnati, esclamando: — Tu vuoi ch'io beva questo calice amaro, o gran Dio, e sia fatta la tua volontà. — Da quel momento collocò tutte le sue speranze nel cielo, una calma celeste si diffuse nel suo sembiante, e cadendo in ginocchio si raccolse nella preghiera e in una profonda meditazione.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





D'Oria Giulio Dio