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      Lasciamo che il lettore dipinga a se stesso questa scena luttuosa ad un tempo e solenne, e immagini le battaglie che intanto sosteneva l'infelice Isabella. Noi cercheremmo invano parole abbastanza eloquenti, quindi ci affrettiamo allo scioglimento del dramma.
     
      V
     
      Allorché la giustizia, il capriccio, lo sdegno d'un potente decretano la morte di un uomo; allorquando il condannato si tragge al patibolo, una moltitudine innumerevole vi accorse quasi che fosse stato bandito un torneo, un gradito spettacolo. Tutto il borgo era quella mattina in grande scompiglio: soltanto qualche vecchio assai vicino al sepolcro, e qualche donna d'animo piú delicato e gentile erano rimasti in guardia delle case: deserte le officine, tutte le strade brulicavano d'uomini e di donne e di fanciulli, che s'urtavano l'un l'altro per giunger primi ad occupare quei posti d'onde potessero meglio contemplare quella scena deliziosa. Per rispetto dell'umanità non vogliamo credere che tutta questa moltitudine gioisse della morte d'un uomo, il quale non era stato infesto ad alcuno; teniamo anzi per fermo che tutti avrebbero rivocata volentieri quella sentenza; ma quanto avviene di strano, eccita sempre la curiosità del volgo che ama le forti scosse di qualunque maniera, sia che finiscano in pianto, sia che finiscano in riso.
      Il borgo era signoreggiato in quei tempi da un forte castello con due buoni recinti: l'ultimo di questi era munito da quattro torri terrapienate, in mezzo alle quali ne porgeva un'altra maggiore a guisa di maschio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Isabella