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      Gli Ovadesi intervenuti alla festa riposavano le membra affaticate dalla danza: forse colla mente ancora commossa ed agitata udivano tuttavia il suono de' musicali strumenti, e vedevano in sogno trascorrere e volteggiare le agili coppie. Forse lusingavano ancora l'orecchio alle donzelle le sussurrate parole degli amanti, ancora sentivano balzare il cuore per gioia, e rapido e caldo correre il sangue nelle vene. Ma a questi sogni ridenti succederanno disperati affanni e lagrime di sangue al loro destarsi!
      Poche stelle tremolavano ancora nel cielo scolorite dal ritorno dell'alba, e già i solleciti montanari e le villanelle s'incamminavano verso il borgo, portando i frutti del loro sudore al mercato. Approssimandosi al castello alzarono per avventura gli sguardi, e allibirono sopraffatti dall'orrore e dallo spavento. — Nefando spettacolo! Penzolavano dai merli le teste sanguinose di molti Ovadesi!!!
      Sparsasi in un momento la voce di cosí atroce e inudita vendetta, come fiamma che irrompa all'improvviso da un sopito vulcano, si destò nel borgo un tumulto universale, un cosí amaro dolore, ed un impeto irrefrenabile di sdegno, che stringe il cuore di pietà e di raccapriccio al solo pensarlo. S'udirono tosto altissime grida di donne, di fanciulli e donzelle orbate del padre, a cui rispondevano i pianti e i singhiozzi degli amici. Una moltitudine di popolo assordando l'aria di fremiti, di urla e di minacce, si slanciò impetuosa verso il castello con animo di sfondare ogni porta, cercare dovunque il perfido assassino, e trascinarlo a versar l'anima dannata sui cadaveri ancor palpitanti di quegli infelici.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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