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      Il raggio della luna, traversando i rami del pergolato, venìa a posarsi sul capo della giovanetta, la quale, forse per ischermirsi dalla brezza, forse anche per vezzo innocente, avea sovrapposto ai neri suoi capelli un velo bianco leggerissimo. Quel velo, inargentato dalla luna, e commosso tratto tratto dal venticello della notte, accrescea grazia indicibile ai contorni del capo e del collo, la cui bianchezza vieppiú spiccava per il lume della luna e per il nero dei capelli. Majocco, che tale era il nome del fidanzato (mi rincresce, amabili leggitrici, non poterne fare un Ugo, un Arturo, perché Majocco è il vero nome del marinaio), seduto ai piedi della sua sposa sul primo gradino della scaletta che dal terrazzo scendea nel campo, tenea lo sguardo in quel volto di paradiso, in quello sguardo verginale, ma scintillante d'amore e di tenerezza, e pareva che tutte le facoltà dell'anima sua, tutta la sua vita stessero assorte in contemplarla. Visione piú angelica non potea certo rappresentarsi alla mente d'un poeta orientale; il silenzio della notte, la serena immensità del cielo, la verzura delle campagne, il sospiro della brezza circondavano d'un fascino misterioso la persona della bellissima giovanetta.
      E tuttavia, in momenti cosí soavi, un'inquietudine affannosa lo tormentava.
      — Il cielo è sereno — prorompeva il giovane marinaio, riscuotendosi da un triste raccoglimento — il cielo è sereno; e pur mi sembra che l'aria si commova, come al primo, primissimo risvegliarsi d'un'auretta che tra poco si farà turbine; pare che la sventura aleggi nell'aere!


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Ugo Arturo Majocco