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      — Voi, marinai, rispondea la Nina sorridendo graziosamente, credete a mille apparizioni, che non prendono nascimento e forma, se non dentro alla vostra fantasia.
      — No, mia Nina — rispondea il marinaio, che tenea a certe superstizioni della sua condizione, come ai dogmi della fede — non andiamo sempre errati nei nostri pronostici. La natura ha mille armonie che non sono secrete, per chi sa intenderle. Il nostro orecchio distingue il primo rimescolarsi delle arene che la tempesta comincia a sconvolgere in fondo al mare; il nostro occhio discopre la nugoletta piú lontana che si leva sull'orizzonte; l'anima, circondata dal silenzio e dalla mesta solitudine dell'oceano e dei firmamenti, porge ascolto alle voci della natura, sa intendere il linguaggio misterioso con che ella ci ragiona. Sì, mia Nina, io credo all'influsso, ai pronostici delle stelle; poiché quando veglio, sentinella sopra il cassero, io guardo il cielo, contemplo quelle mille luci risplendenti sopra il mio capo; ed essi mi ragionano di te e di mia madre. Credo a spiriti amici e maligni, che suscitano talvolta i nembi, e compaiono fiammeggianti tra i neri nugoloni solcati dalla folgore; udii piú volte i loro gemiti tra i fischi dell'uragano; ed ora non so come, un brivido misterioso mi scorre di vena in vena; ed ogni fronda che si commuova, mi fa tremare!
      — Oh! — rispondeva la giovanetta non senza una sinistra impressione per le parole del suo fidanzato — io non credo che a Dio e all'amor tuo!
      Parrà strano che un rozzo marinaio parlasse da poeta; eppure io non fo che tradurre, come meglio posso, quelle idee e que' sentimenti che spesso mi vennero significati nell'energico dialetto genovese dagli stessi marinai.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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