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      La povera giovanetta giacea ancora priva di sensi, ma la frescura della notte cominciava a ravvivarla. Oh come è bella quella fronte verginale, dolcemente scolorata e accarezzata dal raggio della luna! Qual pennello potrebbe ritrarre al vero una scena cosí subblime e patetica! Quel dirupo che, sospeso sulla voragine, si slancia nell'orizzonte, e sorpreso quel gruppo dei due giovanetti, che pare spiccar vogliono dalla terra per vieppiù avvicinarsi alle armonie delle stelle! Quel robusto marinaio che sostiene, inginocchiato, mollemente il capo della sua fidanzata, e sta spiandone nelle palpebre semichiuse e sulle labbra scolorite il primo segno, il primo anelito della vita risorgente! — E quel seno ha palpitato, e quegli occhi si volsero languidamente intorno, incerti e maravigliati. Ma il primo volto che le si affaccia, la prima voce che la riscuote, è quelli del suo fidanzato; la ricordanza di quelle faci, di que' ceffi da corsari, da demoni, le conturba tuttavia la mente a guisa di pauroso sogno d'inferno.
      — Amor mio, siamo in salvo! — le disse sommessamente il giovanetto per meglio rassicurarla; e quella percorrendosi colla mano sopra la fronte, come persona che teme ancora di trasognare:
      — Dove siamo?... Come venni in questo luogo? Sei tu, mio sposo, che mi sostieni? Non è questa un'illusione de' miei occhi? Parlami!
      E le stendeva dolcemente la mano, quasi per esser certa di non ingannarsi.
      — Oh racconsolati, la mia Nina! Que' miserabili che osarono metter mano sopra di te, non si sveglieranno che al giorno del giudizio, per ricadere in bocca al diavolo.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Nina