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      Siamo in salvo!
      E la Nina raccogliendo a poco a poco i dispersi suoi pensieri, sollevò le mani e gli occhi al cielo, e quindi col braccio destro si avvinse al collo del suo fidanzato.
      Il marinaio gettò allora lo sguardo giù dal dirupo, sulle fiamme del suo villaggio; l'avresti rassomigliato allo sguardo dell'aquila che si è rifugiata colla prole nel suo nido inaccessibile. Quindi, protendendo il braccio sopra l'abisso, e stringendo il pugno in atto di minaccia e di imprecazione:
      — O ch'io non porterò mai piú un remo, mai piú una balestra, o che — giuro a Dio — verrò a restituirvi questa visita, cani di rinnegati.
      Tralascio un sonoro giuramento superlativo, una energica maledizione lanciata in dialetto genovese, con cui il marinaio fece la chiusa a queste parole, poiché la buona Nina, raccapricciandone, stese la mano per soffocargliela nella gola:
      — Non bestemmiare, non bestemmiare! ringraziamo Iddio e la Madonna che ci hanno salvati!
      E Majocco, a quella preghiera, rientrando in se stesso e ricomponendosi:
      — Hai ragione, buona Nina! Tu sei pur sempre il mio angiolo ispiratore!... Ma, giuro a Dio... — E qui, senza addarsene, ricominciava sullo stesso metro; quando si interruppe, perché il volto della Nina si declinava, e due lacrime scintillavano sulle gote della vergine. Allora il buon giovane le strinse la mano, abbassò il volto vergognoso di se stesso, e pregò di cuore, come poc'anzi era disposto a snocciolare una fila di imprecazioni.
      Ora, lettor cortese, scendiamo noi pure dall'altezza di questo dirupo; aggiriamoci per un momento tra le fiamme e le rovine del villaggio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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