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      Povera giovinetta! e non sapeva che orribil odio avrebbe accresciuto agli antichi dissapori! che abisso di miseria provocato sul proprio capo! Nell'innocente suo desiderio, fece atto di avanzarsi verso di lui; le sue pupille si abbassarono modestamente, e le sue gote si accesero di viva porpora. Quanta dignità, quanta grazia nel suo portamento! Quanta gentilezza, quanto affetto nell'atto di presentare al cavaliere il suo pargoletto!
      Dopo le prime accoglienze e alcune vaghe parole con cui si preludia il piú delle volte a discorso di grave argomento;
      — Mio marito è partito per Firenze, cominciava la castellana, ed io qui vengo ogni mattino per invocargli dal cielo pronto e felice ritorno. Al suo arrivo, vorrei dargli una buona nuova, soggiungeva timidamente, una buona nuova, di cui voi solo, cavaliero, potete incaricarmi; ve ne sarei grata.
      E: arrossendo piú che mai, levava in fronte al Marchese uno sguardo di preghiera, uno sguardo dove un serafino avrebbe potuto specchiarsi senza nulla perdere di sua purezza.
      — E quale è la buona nuova di cui posso farvi lieta, o signora? ne andrei superbo con me stesso!
      — Che siete tornati amici... che avete non solo il nome ma l'affetto di parenti. Oh vedete, soggiungea sorridendo, ed accennandogli il suo bambino che stendeva le sue manine verso di lui:
      — Oh vedete! anch'egli quest'innocente ve ne prega. Iddio manda i suoi angioli per attutare i rancori degli uomini.
      — E il sorriso della donna! rispondea il castellano, sopraffatto, suo malgrado, da un sentimento di riverenza e di ammirazione.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Firenze Marchese