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      — Leone, tu m'ami, non è vero, dicea il soldato, facendo una smorfia stranissima, tra il dolore e la tenerezza: tu m'ami, non è vero, povero Leone!
      E il cane sapea distinguere il sorriso tra le rughe del suo padrone, e dimenando la coda, tendea il muso.
      — Molti uomini che ti dicon cane, non valgono certamente una delle tue unghie! se tu avessi lingua, potresti farli arrossire. Quelle belle che sorridono, hanno forse il tuo cuore? Questi uomi ingallonati hanno forse il tuo coraggio? Que' domestici che mangiano il pane a tradimento, sdraiati nell'anticamera, hanno forse la tua fedeltà? Ti schivano; ma guai a chi ti toccasse! Povero Leone, siamo brutti e vecchi ambedue; ma io non potrò sopravvivere alla tua morte, nè tu certo alla mia!
      Mentre il povero Baldassarre stava un giorno confabulando per tal modo col suo cane, sopraggiunse all'improvviso la Marchesina, e lo colse colle lacrime agli occhi. Enrichetta avea cuore d'intendere le lacrime del vecchio soldato; ella era di quelle anime fatte per consolare ogni genere di dolori. Da gran tempo le sapea male che il resto della famiglia si tenesse in disparte da Baldassarre; ed anzi, piú volte, in presenza dei familiari, gli avea dati segni d'una particolare benevolenza, amando di correggere l'altrui durezza piuttosto coll'esempio che col rimprovero.
      — Che hai Baldassarre, chiese ella cortesemente al vecchio soldato, che tentava asciugarsi gli occhi col rovescio della mano prima che la padrona se ne accorgesse.
      — Faceva le mie confidenze ad un cane, rispose Baldassarre, affettando un'aria di scherzo che mal consuonava alla commozione della sua voce.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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