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      — E pensare, o Giustiniani, cominciò a dire dopo alcuni momenti di sublime raccoglimento, pensare o Giustiniani, che domani, a quest'ora, tutto sarà deciso! Questa reggia, o distrutta dalle fiamme od occupata dal mio nemico! Quella chiesa cosí colossale, monumento piú illustre del nostro impero, distrutta anch'essa o convertita in moschea! Se tu potessi penetrar nel mio cuore! Le memorie de' miei padri vi stan dentro come un rimorso; io non posso che espiare, forse inutilmente! le loro colpe col sangue mio, sacrifizio troppo scarso alla rovina d'un impero!
      E abbassò il volto tra le mani.
      In quel momento di silenzio, si udì un rimbombo come scoppio di folgore; e quindi altri colpi concitati di artiglieria che provenivano da Porta Fanaria, laddove sorgea il ponte de' Mussulmani.
      — L'impresa di Guglielmo è fallita, disse primo l'imperatore, volgendosi a quella parte. I Mussulmani stavano all'erta; qualcuno li ha prevenuti.
      E ponendo la sua destra su quella di Giustiniani, soggiungea rassegnato.
      — Non ci resta piú che morire! ma sono padre, o Giustiniani; io debbo chiederti un'ultima grazia, affidarti quanto ho di piú caro, la mia figliuola.
      E passavano amendue in altra sala, dove stavano raccolte tremanti dell'avvenire, Irene ed Eloisa.
     
      XII
     
      L'imperatore non si era ingannato. La barca incendiaria, capitanata da Guglielmo, per ardere il ponte costrutto dai Mussulmani, non potè giungere che verso l'alba al luogo prefisso; e siccome nei paesi orientali aggiorna piú per tempo, i nemici, già avvertiti dalla spia, ebbero campo di riceverla e di scaricar sovr'essa le loro grosse artiglierie.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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