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      E tuttavia, sul dinanzi di quella fiamma, si vedea correre sui bastioni che già crollavano, la sembianza d'un guerriero, che rotto l'elmo, abbandonava al vento la sua lunga capigliatura; le sue armi brillavano alla luce delle fiamme, e distinguevi ogni fendente della sua destra infaticabile. Chi avrebbe detto che quel guerriero formidabile era Eloisa! Finalmente una parte del muro diè giù; la giovinetta scomparve agli occhi di Guglielmo che l'avea sempre seguitata tra un densissimo vortice di fiamme, di fumo e di polverio; egli stesso ricevette un colpo tale nel capo, sia di proiettile lanciato dai Turchi, sia di macigno staccatosi dalle mura rovinanti, che stramazzò a terra privo di sensi.
      Gli Ottomani irruppero a torrenti entro la cerchia del castello, e non ebbero ad incontrar resistenza, perché non uno dei difensori era immune; giaceano tutti feriti o morti.
      Achmet, risoluto ad ogni costo salvare Irene da quell'incendio o dalla rabbia de' suoi guerrieri, minacciò morte a chiunque osasse penetrar piú oltre dentro il castello; e tal era l'influenza terribile di quest'uomo e l'amore dei soldati per lui, che nessuno ebbe coraggio disubbidirlo. Seguito da un solo scudiero suo compagno, fedelissimo sin dall'infanzia, entrò allora disarmato nei domestici appartamenti di Irene e d'Eloisa.
     
      VII
     
      La figliuola di Lercari, Eloisa, ferita mortalmente nel petto, e sentendosi venir meno, si era strascinata a fatica nella chiesuola del castello, e abbandonatasi sopra la tomba del suo fidanzato, piú non aspettava che la morte.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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