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      Quando, riposato amendue l'animo, ebbero campo di favellarsi, Semira le aperse in tutto le vicende della sua vita; come, sul fiore della giovinezza, fosse stata rapita a' suoi congiunti, venduta a mercadanti, e comprata finalmente da Achmet. Le parlò di Costantinopoli, della chiesa di Santa Sofia, di cui serbava pur sempre viva la ricordanza; non le celò i suoi errori, i traviamenti della sua mente e del suo cuore, sino al punto di tenersi beata della sua schiavitù e della nuova sua fede.
      Piú volte, in quel mesto e confidente colloquio, le lacrime di Semira si confusero alle lacrime della principessa, la quale, conscia del suo potere sull'animo nobilissimo d'Achmet, meditò rivolgere in allegrezza quelle scene di lutto. Ella sentiva l'avvicinarsi della morte, bramata tanto; ma prima di scomparire da questa terra, volea lasciare che due esseri ancor fortunati venissero a deporre un fiore sulla sua tomba.
     
      XI
     
      Finalmente la grande ora, tanto aspettata da Irene, è suonata; ora, che la vergine sospirava di continuo, come se fosse quella di presentarsi all'altare accanto al suo fidanzato. Ella vedeva, nell'estasi dell'amore e nell'agonia della morte, disserrarsigli dinnanzi agli occhi le porte del paradiso, e giù calarne ad incontrarla l'anima del suo Toledo, di suo padre e di altre sue compagne, che in tempi piú avventurati non aveano potuto sopravvivere all'eccidio della patria, e riposavano nella terra dei loro padri.
      Achmet, inconsolabile, le siedea presso il letto, in compagnia di ancelle greche che egli stesso le avea scelte a corteggio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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