Pagina (389/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Almeno, pensava suo malgrado, potrei rivederlo ancora tra gli angioli; né allora l'amor mio sarebbe delitto!
      Ma quella pace apparente non poteva durar oltre; la catastrofe sopraggiunse. Que' due esseri, nati cosí lontani, divisi da tanti mari, da religione, da riguardi di sesso, di lingua, doveano superar tutto, per rivelarsi l'uno all'altro, stendersi le braccia disperate, ma quasi un abisso li dividesse, piangere un momento insieme, e goder tanto in quel momento, da distruggere agli occhi loro il rimanente dell'universo e la vita propria.
     
      IV
     
      Achmet, avvisato da' suoi che si era scoperto, verso sera, un legno con bandiera cristiana e colle vele ammainate, quasi volesse aspettar la notte per avanzarsi inosservato e prender terra, si tenne per assalito, e risolvette di prevenirlo. Mentre tutto era in punto per la partenza, salì nuovamente alle stanze di Eloisa bramoso di rivederla ancora una volta; gli pareva che qualche cosa di straordinario per la sua vita si preparasse fra le tenebre di quella notte. Vedremo ora donde nascesse questo funesto presentimento che purtroppo aveva radice nel vero.
      Quando il Saraceno entrò nella camera, Eloisa, credendolo già partito, stava ginocchioni dinanzi la santa imagine, in raccoglimento cosí profondo, che non si addiede del suo ritorno. Achmet ristette sopra la soglia; la guardò a lungo con un misto di tenerezza e di rispetto religioso; e udì piú volte il nome proprio pronunciato da quella voce che gli penetrava arcanamente nelle fibre del cuore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Eloisa Saraceno Eloisa