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      L'anime, di natura alta e gagliarda, ridotte a quest'inerzia, si divorano internamente colle proprie forze, a guisa di fuoco sotterraneo. Il viaggio d'Eloisa verso la tomba fu breve — ed ella lo percorse a capo chino, a passo lento e senza lacrime; ma il suo occhio brillava talvolta d'un fuoco sinistro, di quel fuoco che asciuga il pianto sulle pupille e consuma le viscere. Non pronunciò mai il nome di Achmet; ma tutti i suoi pensieri vi si concentravano; la sua mente, in quel riposo delle membra, raddoppiava attività, esauriva le sue forze in risuscitare un passato, pur troppo irrevocabile; e i suoi grandi occhi si fissavano talvolta sopra d'un punto, quasi le stesse innanzi un'imagine che a lei sola si rivelava.
      Oh la morte è pur essa un dono di Dio non altrimenti che la vita!
     
      ...gli uomini non hannoInventata la morte! ella saria
      Crudele, insopportabile; dal cieloElla ne viene e l'accompagna il cielo
      Con tal conforto, che né dar, né tôrreGli uomini puonno.
     
      E questa morte, colle sembianze d'un Serafino, sciolse l'anima d'Eloisa dalla troppo affaticata sua argilla, e la ritirò dal mondo, dove da gran tempo piú non viveva. V'hanno pur troppo situazioni nella vita, in cui il passato ti strazia l'anima colle sue ricordanze, amare tutte, poiché la gioia che passò in eterno senza speranza di ritorno, è l'atrocissimo di tutti i tormenti; l'avvenire è un deserto sterile, tenebroso; e l'anima sta nel mezzo, come sopra una rupe in tentenno tra due precipizii. Allora viene la morte e ci adagia nel sepolcro, come la nostra madre ci componea nella cuna.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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