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      Lieti di questo successo i Portoriani, quasi augurio di più prosperi eventi, sciolgono ogni freno alla gioia, e saltando sul conquistato mortaio, fanno del grido di Viva Maria risentir la contrada. Era uno stringersi di mano, un chiamarsi fratelli, un abbracciarsi, che mal puossi a parole descrivere. Ma i meglio assennati, avvisando che nulla era il fatto a quanto restava da compiersi, tanto piú che ne' loro oppressori alle cupidigie della rapina s'accoppiava ora lo stimolo della vendetta, si cacciavano fra quelle turbe stipate, e i loro animi alzavano a piú splendide imprese.
      Cupa calava la notte, e il grido che chiama il popolo all'armi introna quasi voce di Dio la città. Una mano di Portoriani, scarsi di numero, ma d'ardire indomabili, percorrea, sempre ingrossando, il borgo dei Lanieri, la contrada dei Servi, la piazza del Molo, gridando: — A Palazzo, a prender l'armi, a Palazzo! Viva Maria! — Sbucavano a tai voci dalle loro dimore i popolani, e in poco d'ora una lunga tratta di facchini, pattumai, tavernieri, ciabattini e pescivendoli, sospinti da un solo pensiero, traeano stormeggiando al pubblico Palazzo, chiedendo con urla e fremiti l'armi.
      Stava caldo sul niego il governo, anzi adunati in quel punto i collegi, temendo non fossero quegli umori di ribellione, seme di maggiori danni alla repubblica, ordinarono che s'aggiungessero nuove guardie al Palazzo, si rispingesse al di là dei cancelli la plebe, e le porte s'asserragliassero. Spediano quindi i meglio prudenti fra i Padri, acciò, avuti a sé i capi del popolo, tentassero disarmarne con dolci lusinghe il furore.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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