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      Pochi popolani al pari di lui meritarono in quella giornata il nome di prodi. Benchè in età di soli 22 anni, tanto egli si travagliò colla mano e col senno a favore della sua terra, che pochi fra i piú celebrati amatori delle lor patrie gli possono andar a lato, niun superarlo.
      Genova, sgombra alfine dall'inviso straniero, era in preda alla gioia. E parea piú viva tal gioia il sapere che non piú di dodici (ammirabile a dirsi) eran coloro che in quella memorabile lotta rimasero estinti; non piú di trenta i feriti. Un numero di poco maggiore lasciava nelle precedenti mischie la vita; con tanta sagacia aveano dalle nemiche palle saputo schermirsi e avvantaggiarsi in combattere! I Tedeschi all'incontro, che morsero in quelle fazioni la polve, sommavano a mille: meglio di quattro mila i prigioni. Pugnavano in quel giorno 14 compagnie di granatieri, 15 battaglioni di veterani, oltre a millecinquecento Croati e Varadini e cinquecento cavalli; numero assai maggiore di quello che credevano i nostri, perchè ingrossato dall'unione di que' corpi che gl'indugi del Botta aveano attirato dalle vicine stanze di Novi, Albizzola e Varagine. Gli Alemanni che furono in quelle mischie feriti, ebbero dai Genovesi trattamento fraterno. Molti fra i soldati prigioni non essendo riscattati dall'Austria, di varia morte morirono; gli uffiziali in gran numero furono rinchiusi nel monastero dello Spirito Santo sotto buona custodia, giacchè andavan dicendo non dovere la religione del giuramento serbare, perchè presi da ignobile plebe, non fregiata del cingolo della milizia.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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