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      Senonchè questo popolar reggimento, che mostrossi sì acconcio in momenti difficili, cominciava a parere minor di se stesso; prode di braccio, avea grosso l'ingegno e incapace a sostenere que' pesi ch'erasi assunto, e a sventar l'arti di tali cui troppo cuoceva vedersi fuggir di mano il potere. Facciasi dritto al vero, benchè forse invidioso; al quartier generale del popolo andò la repubblica debitrice della sua libertà; scemato il pericolo, apparì la magagna e diè luogo ad accuse, prima delle quali si è quella che alcuni dei capi si fossero gran parte appropriata del tedesco bottino. E però quando a cessar le contese l'assemblea chiese alcuni arbitri dei loro dissidii al senato, non è a dire se la Signoria cogliesse avida il destro e soffiasse nel fuoco. Questa mutazione avvenuta nel quartier generale fu principio del suo scadimento: l'ultimo crollo vi diedero gl'istessi popolani che, essendosi divisi in legioni con assise e nomi diversi, come di cadetti, mercanti,
      castellani, capitani ed altri assai, si sottoposero volontari al sergente generale, magistrato supremo di guerra, eletto ogni anno dalla repubblica. Mal poteano infatti le classi inferiori gareggiare con le principali compagnie, quasi tutte formate di nobili, avvocati, mercatanti ed artigiani, talchè cominciarono a diradare; cadde la loro influenza, e il quartier generale scapitò affatto di credito anche appo coloro che ne furono i più validi propugnatori.
      Fra le numerose compagnie che allora formaronsi, quelle de' cadetti, de' mercanti e de' capitani ottennero i primi onori, mentre le quattro compagnie di Castello operarono meno d'ogni altra, quantunque, boriando, si fossero elette il doge per colonnello e l'arcivescovo per cappellano.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Signoria Castello