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      E perché si sa che 12 volte 6 fanno la somma di numero 72, ed il numero 6 nel 72 vi entra 12 volte, però i prezzi o valori di essi saranno questi: cioè che il prezzo dell'oro puro sia di lire 72 per oncia, e quello dell'argento fino sia di lire 6 d'imperiali l'oncia, giusti e fermi; i quali prezzi sono (forse cosí per voler di Dio) quasi conformi e i piú accosti o vicini alli valori e prezzi dati ed usati ad essi oro ed argento in questi nostri tempi. E, quando anco non vi fossero stati, facea di bisogno ridurli in effetto sotto i detti certi e terminati valori, ancorché tutto ciò fosse paruto cosa di gran maraviglia alle genti per molte cagioni, e massimamente perché, quando si fossero tassate le monete, le quali fossero giá state fatte e compartite sotto maggiori o minori valori delli suddetti, cioè dell'oncia dell'oro e dell'argento, esse sarebbono poi riuscite di molti alterati o diminuiti valori, per conto del puro e del fino loro, ed a similitudine di tutto quello che si tratta nel capitolo VIII, sopra il peso di una libra piú greve o piú leggiera di quella di Bologna. E' quai valori cosí proposti non dovranno mai piú, per cagione alcuna, esser mossi ed alterati da questa terminata forma e regola, per le ragioni annotate in molti luoghi del Discorso, ed in particolare nel capitolo XXIX, se si vorrá ch'essi preciosi metalli possano, com'ho detto, esser giustamente compartiti da tutti li zechieri e contisti di zeche ed altri con i debiti mezi, cioè saggi, bilance e conti loro, nel far monete di varie sorti; essendo detti numeri e valori con ogni perfezione a ciò veramente proporzionati, come si mostra nel capitolo XXXIII; col mezo de' quali da essi contisti non si faranno mai intervenire rotti alcuni nelle leghe di esse monete, e nel tassare anco tutte le monete finora fatte dovranno servare l'ordine istesso, come nel capitolo XIV. Onde ne succederá che tutti li conti, che poi si faranno tra essi oro ed argento, tanto i giá coniati quanto quelli che per l'avenire saranno in monete ridotti, si troveranno per sempre confronti e giusti, per causa del puro e del fino che si troverá essere proporzionato, cosí in qualunque sorte di monete come anco in ciascuna di esse monete.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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