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      È ben vero che, osservando quanto in questo Discorso si propone, verranno levati via quattro capi molto dannosi. De' quali il primo è che non si caverá mercede alcuna di fatture dal dosso o corpo degli istessi oro ed argento coniati, come da molti anni in qua e sinora si sono cavate. Il secondo, la diversitá e varietá delle leghe o finezze, usata da un paese all'altro; percioché essi oro ed argento veniranno giustamente con le debite proporzioni compartiti nel fare le monete, cioè sopra la suddetta regola che una parte d'oro puro a peso vaglia per dodici di fino argento, e sotto i valori giá detti, da esser osservati per sempre giusti e fermi; e perciò non interveniranno mai rotti alcuni in dette leghe, per essere fondamento reale e numeri proporzionatissimi, come nelle tariffe si vede. Il terzo è il disordine delli variati pesi ed instabili prezzi usati per essi preciosi metalli da una provincia all'altra ed anco da una cittá all'altra. Il quarto è il parlare diverso di diversi luoghi, come a dire, chi a "moneta longa" e chi a "corta", o in altri modi. Per causa de' quai disordini ne succede che non si può né si potrá giamai sopra il fatto delle monete giustamente conteggiare; onde i contraenti molte volte non sanno se paghino o ricevano il loro giusto dovere dell'oro e dell'argento.
     
     
     
      CAPITOLO XVII
     
      Degli assaggiatori.
     
      Benché da me sia stato detto in parte il modo da osservarsi nel fare le zeche, nondimeno quanto alli saggi brevemente dico che, sí come per il tempo passato e sinora tra quelli che di ciò fanno professione si sono trovate alle volte differenze e fatte dispute sopra le leghe delle monete d'alcune cittá, e non dovendo ciò mai piú intervenire per causa delle note che fedelmente su le monete saranno impresse; però essi avvertiranno farli che siano ben tirati ed asciutti dalle superflue umiditadi, cosí d'ogni sorte di monete, come anco d'ogni altro oro ed argento, de' quali occorrerá loro farne il saggio.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Discorso