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      Ma il guastare ed il rifar di continovo le monete è causa che delle prime nissune o poche si veggano, e si può ben dire che siano gli ori ed argenti medesimi riconiati, oltre quelli delle minère; il che non accaderebbe, facendosi come nel Discorso vien proposto.
      E, per mostrare apertamente a tutti che le cosí cavate fatture sono state il principio (come tengo per fermo) che le cose delle monete siano andate e vadino sempre di male in peggio, e che i loro valori non possono restar giusti in real corrispondenza, avendo però riguardo al fino che si trova essere in ciascuna sorte di esse per la loro rata, e per far anco sapere che perciò tra esse monete e da una sorte all'altra, cosí d'oro come d'argento, non vi è real concordanza, addurrò questo essempio, dal quale in similitudine si potrá vedere questo fatto in qualunque sorte di monete, e delle fine e delle basse, di molte cittá e province, dal corpo delle quali sono state cavate le loro fatture. Dico adunque che, nel fare una libra dei suddetti quarti, figuro che v'intervenivano le spese qui sotto annotate; ed in essi vi sono di fino argento once 11 denari 8, netti dal rimedio, e di rame denari 16, il qual argento, apprezzandolo lire 6 imperiali l'oncia, vale lire 68; e per la detta libra si lasciavano al zechiero, come altre volte ho detto, denari 2 o circa di fino, sí come cosí anco si lasciano over si fan buoni a tutti li zechieri per ciascuna libra di qualunque sorte di monete, o fine o basse, per la causa giá detta nel capitolo XXXIV. E ciò si chiama "rimedio", il qual vien anco ad un certo modo compreso nelle spese e fatture delle monete; le quali spese sono queste, cioè:


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Discorso