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      Il simile avenirá nell'argento. Come per essempio, s'alcuno sará creditore di lire 455 da esser pagate in monete, fará di bisogno trovare una o due o piú monete di quelle sorti che fosse giudicato esso creditore dover avere, e poi col mezo del contista, come di sopra, conoscere la quantitá in peso del fino ch'entrava in tante delle dette monete, che giá ascendeano al valore delle dette lire 455. E, quandoché non se ne potessero trovare, fará di bisogno saper di che sorti di monete si faceano nella zeca della cittá o del paese ove fu fatto il contratto, e di quante n'andavano alla libra, ed in particolare di quelle leghe che fosse giudicato, com'è detto, esso creditore dover avere. E cosí il debitore sará tenuto pagare con tant'altre monete simili di lega o della piú accosta, che in esse vi sia altrotanto di fino argento quanto n'era in quelle al tempo del contratto; e non si dee aver riguardo al numero delle lire, soldi e denari, col quale si spendono di presente.
      Ottava. Non saranno rifiutate le monete di luogo alcuno, quando su esse saranno impresse le giá dette note, e l'effigie col nome o impresa di quel prencipe sotto il quale, o di quella cittá nella qual esse monete saranno cosí state fatte; imperoché ciascuno le piglierá senz'alcun sospetto. E perciò ogni prencipe ed ogni republica vorrá restare nell'onorata sua magnificenza, per non cadere in quella giusta censura, cosí santamente in tal proposito dal detto Cassiodoro descritta nel preallegato capitolo: Omnis quidem utilitas publica, ecc., la quale è questa: "Quidnam erit tutum, si in nostra peccetur effigie?


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Cassiodoro Omnis