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      E, perché anche qualcheduno di voi potrebbe forse dubitare, dicendo che non si ha da presumere che i principi e le repubbliche siano per attendere agli ordini sopra il fatto delle monete dal signor Gasparo nostro descritti, perciocché non vogliono in alcun modo mettersi in obbligo di fare quelle cose nelle quali si trovano particolarmente liberi; a questo dubbio rispondo che, non essendo i principi e le repubbliche finora stati fatti capaci ed avvertiti, col mezzo di una loro pubblica Dieta, di quello che dovrebbono far osservare in universale sopra il maneggio delle monete, pare che per niun modo si convenga dire che ciò non vogliono fare. Ditemi, vi prego, chi potrebbe con ragione essere imputato di non voler fare una cosa, della quale egli non avesse avuto prima qualche notizia, e che anche non vi avesse fatto sopra la detta considerazione? Ben vi concedo che, se dopo una Dieta essi non si convenissero di costituire gli ordini generali sopra ciò, allora si potrebbe poi dire che non si contentassero che in universale vi fosse provveduto, ma che vorrebbono che ciascun principe e ciascuna repubblica restasse nella sua podestá e primiera libertá: onde, se cosí avvenisse, siate pur certi e sicuri ed anche tenete a memoria quello che io vi dico: che al mondo non si sentiranno giammai li maggiori garbugli ed intrighi di quelli che dappoi, per causa della disunione suddetta, con danni eccessivi ed intollerabili di molti, nel maneggio delle monete ne succederebbono.
      E, quanto alla seconda vostra proposta, dico che intorno ciò basterebbono le ragioni dall'autore nel capitolo XXIX descritte.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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