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      Dico dunque che bisogna considerare tutte queste cose, poiché, tenendo denari in Regno li forastieri d'entrate o d'industrie, non bisogna far venir denari da fuora per estraere robba dal Regno, che con le medesime entrate e industrie le comprano. E, si bene il detto De Santis afferma questa quantitá non ascenda a summa di docati piú di seicentomilia (che, si bene intendesse eccetto delle entrate sole e non di tutte le cose predette, non occorre dir quanto si sia ingannato che di quelle sole parlando, dico dell'entrate), non avertendo a quel che avea detto in questo luoco, trattando dopo perché li forastieri non convertano le terze in capitale, assegna la ragione che non vi è restata robba per obbligarla, avendosi li forastieri sorbito il sangue de tutti particulari di Regno, che non hanno piú vita. Concludasi dunque che, considerando tutte le cose predette, se li forastieri volessero estraere ed estraessero quanto potriano con li medesimi denari d'entrate o industrie che hanno in Regno, arrivaria o supereria l'introito o valuta delli milioni sei della robba che va fuora, tanto maggiormente unendosi con la valuta della robba che li bisogna, che è della quantitá predetta; e, tolto l'introito di detti milioni sei per la robba che si estrae, non vi è causa alcuna che debbano venire denari in Regno. Ma, perché li forastieri non impiegano nell'estrazione delle robbe tutte loro entrate e industrie, e quelle cercano d'impiegarci ancora, e loro torna commodo aver maggiori denari in Regno per maggiormente possere impiegarli o in industrie o in entrate, séguita che il Regno non remanga insin allora in tutto e per tutto essausto di moneta.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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