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      E con tutto ciò, se, secondo il tempo, dalla Maestá cattolica o da particulari, per loro particulare interesse, per la carestia grande della moneta, non fussero fatte venire alcune quantitá di monete o argenti, saria pure le piú volte remasto essausto in tutto e per tutto. E nell'anno passato particularmente, se da particulari non si fussero fatte venire alcune poche quantitá e di monete e d'argento in massa, giá si saria conosciuto da tutti quanto estrema penuria vi fosse, e da alcuni si sa. Le quali somme, si bene siano state piccole, sono parse grandissime e che abbino reparato alla penuria del Regno: segno evidentissimo della gran povertá. Sí che da quanto si è detto resta resolutissima la detta difficultá, come non si ritrovino denari in Napoli a rispetto delle predette condizioni, anzi esser maraviglia come ve ne sia quel poco che vi è; e che non lo cambio alto o basso sia causa della penuria o della abbondanza, ma le cause predette della penuria, alle quali bisogna ritrovare altro remedio che del cambio predetto; del qual si dirá apieno nella seconda e terza parte.
      Circa la condizione della valuta alta della moneta, o oro o argento, se è detto questa condizione non essere causa, ma possere essere occasione, se con altre circonstanzie si disponga, né meno potente, e in Regno non aver mai prodotto effetto alcuno di farlo abbondare: del che si dirá nella terza parte. E il simile si dice della condizione delle entrate alte, che è solamente occasione, e la prima da sé niente produrre, o piú presto alcun danno, e l'ultima nel fine farlo impoverire.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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