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      E, se si dicesse che in quel tempo correva la moneta spagnola in Regno, sí che non conclude la prova, tutto questo si concede: ma correa ancora dalli 1590 insin alli 1605, nel qual tempo il cambio era alto e andava tanta quantitá esorbitante in zecca, a rispetto del tempo nel quale il cambio era basso. E, se ancora si difficultasse e si dicesse che le monete andate in zecca in questo tempo erano monete che si trovavano nell'istesso Regno per farne mezzi carlini, nel tempo predetto dalli 1582 alli 1590 era il medesimo che si faceano mezzi carlini, e, se vi fusse stata moneta, si avriano fatte, come si fecero, della poca. Come dunque non si ha da concedere per coniettura certa, presunzione vera e prova ancora, che non sia vera l'esperienza che il Regno abbondasse di moneta nel tempo che egli dice che era il cambio basso, vedendosi tutto l'opposito? E, si bene quanto si č detto sia bastante e superabbondante, e a lui toccava provare il suo assunto con ragione ed esperienza reale e non imaginaria e non con sola affirmazione, pure vi ho voluto aggiungere questa altra prova: che, concedendoli che, nel tempo del cambio basso, anni quindeci e trenta adietro, come lui dice, venessero non solo li denari dell'estrazione della robba, e non ne uscissero di contanti, senza numerarvi ancora quelli che a rispetto del guadagno veneano (che almeno, come si č detto, senza li denari che vi erano in Regno, sariano milioni novanta nell'anno 1590), domando: se tanti denari erano in Regno, come incominciň il cambio alto? dove andôrno questi novanta milioni?


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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