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      E, per tacere diversi modi che gli altri prencipi posseano far riuscire vana detta provisione, e li particolari con non pagar lettere di cambio, come egli dice, col medesimo modo lo posseano fare. Poiché chi l'impedea che non facessero il medesimo ordine nelli Stati loro, stabilendo il prezzo conforme era il cambio alto senza innovare cosa alcuna, ordinando che non si pagassero né esigessero lettere da fuora eccetto al prezzo tassato? E, perché dovea osservarsi la pragmatica di Regno contra lo prezzo corrente e che da volontá commune non era stabilito, e gli altri, che erano conforme al corrente e a la volontá commune, non doveano osservarsi? Opure la medesima potestá che tiene il re ne' suoi sudditi non tengono l'altri prencipi con li loro? Né a questa veritá osta quel suo pensiero, che l'altre piazze d'Italia tengano bisogno di contrattare con la piazza di Napoli per il molto giovamento che ne sentono; ché questo avria proceduto a rispetto delli particolari e piazze, e non a rispetto delli prencipi, alli quali poco dovea importare questo commodo particolare, stante il danno universale del Stato, e senza il danno. E, oltre di questo, meno milita detta ragione a rispetto di particolari e piazze, poiché, essendo vero che tengono bisogno contrattare con il Regno, in tanto ne tengono bisogno, in quanto loro torna commodo e utile; ma, ritornando loro incommodo e danno, cessa il bisogno, come saria stato se fusse stato vero che la pragmatica dovea producere gli effetti predetti. E questo bisogno, che dice tenere di contrattare l'altre piazze con il Regno, a me pare il contrario: mentre vuole che, tanto per le robbe che hanno di bisogno dal Regno quanto per quelle che ha bisogno il Regno da loro, siano necessitate dette cittá aver commercio con il Regno; mentre può stare ancora il contrario, e per l'una e l'altra causa il Regno abbia necessitá del commercio delle cittá d'Italia, e con piú ragione, poiché il Regno tiene assai piú bisogno che le cittá d'Italia piglino le sue mercanzie che esso pigli le loro, per il defetto del secondo accidente commune della qualitá delle genti.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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