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      Sí che la difficultá saria stata nulla, se fusse stato a proposito il bassare il cambio.
      Segue la settima difficultá, che è: l'altre piazze, riformando loro il cambio a segno che sará il medesimo, impediranno l'effetto. Al che risponde che questa ragione non è pratticabile, per cambiare tutte le piazze, fuorché Fiorenza, con moneta effettiva (contradicendosi a quel che ha detto di sopra, mentre facea al suo proposito, che il scudo di cambio è aereo), né d'altra maniera potriano impedire che, crescendo o diminuendo il scudo di prezzo, lo che facendo, causaria, in ognuno delli modi, che tutto l'oro o l'argento venesse in Regno. Lo che è mero pensiero; e, perché se ne ha da trattare nella terza parte, quando si discorrerá se crescere o bassare monete proprie o forastiere possa importare di fare venire o mancare monete nelli regni, si tralascia. Ma, in quanto spetta alla presente difficultá, ho ritrovato il modo facile e diretto d'impedire e fare ritornare la provisione vana, se a loro avesse causato danno notabile, di riformare eglino nel medesimo modo e far l'ordine medesimo di limitare il prezzo, alzandolo e non bassandolo, come si è detto di sopra; né a questo importaria la moneta essere effettiva. E che ciò sia vero, lo confessa esso nel scudo aereo di Fiorenza, nel quale dice che possea bassare il prezzo, apprezzandosi lire sette; e in tal caso dice che il Regno dovea tanto piú bassare il prezzo del cambio, come dopo non avesse possuto Fiorenza bassare di nuovo il prezzo del scudo.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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