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      Ma, dopo Teseo erano bensí corsi piú secoli, quando Licurgo proibí ogni altra moneta agli spartani, fuorché di ferro ben pesante, acciò, con l'incomodo di contrattare, mancassero i disideri e fosse posto freno al lusso. Che se di Temistocle, che fu quattrocento anni dopo Licurgo, mi narra Plutarco (7) che persuadesse gli ateniesi a condannare all'infamia Artenio Zelite co' suoi discendenti per aver portato di Media in Grecia l'uso dell'oro: io non penso giá che ciò voglia dire che allora fosse la prima volta introdotto l'uso delle monete in Grecia, perché ripugnarebbono gli altri attestati dell'autore medesimo; ma bensí che, dopo essere stato l'oro lungo tempo prima bandito; l'avesse costui di nuovo, contro le leggi della patria, proccurato d'introdurre. Cosí, avendo Lisandro rimandato a Sparta Filippo, uomo per altro grande nella patria e benemerito, con molti sacchetti d'oro sigillati, guadagnati nell'espedizione di Tracia, il cattivello, tocco d'avarizia, sdrusciti nel fondo i sacchetti, ne levò d'ognuno non poca parte, e ricusciti gli consegnò agli efori; che trovato in bocca di ciascuno il numero scritto, non corrispondente alla somma numerata, ne fu egli scoperto e costretto a fuggirsene. Ma dall'aversi un tanto uomo lasciato corrompere dall'oro e a sí indegna azione trasportare furono cosí stomacati gli efori, che vollero rinnovare la legge antica, con che ogn'altra moneta, fuorché di ferro, restò bandita. Ed ecco quanto della primiera introduzione delle monete in Grecia ho potuto rintracciare.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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