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      Comunque siasi però, egli è certissimo che li metalli piú comunemente usati nel mondo sono l'oro, l'argento e il rame; anzi in quei regni, ove usano semi e conchiglie, non hanno luogo queste se non come moneta minuta del paese, costumandosi per altro in quasi tutti quei luoghi la moneta d'oro e d'argento.
      Veduto dunque quali siano le materie che appresso varie nazioni hanno la prerogativa d'esser usate per moneta, parmi conveniente passare alla definizione della moneta stessa. E sebbene il nome "moneta", che nacque nella lingua latina a "monendo", quasi l'effigie sua ammonisca del valore e stima sua, onde pare che non possa dirsi moneta se non è coniata; io mi valerò nulla di meno di questo nome piú genericamente, comprendendo ciascuna cosa che allo stesso uffizio sia stata o sia destinata e in uso posta. E parmi che dir si possa che "moneta" è qualunque metallo o altra cosa, che, coniata o in altro modo autenticata dalla pubblica autoritá, serve di prezzo e misura delle cose contrattabili per facilitá di commercio. Io mi sono alquanto scostato in questa diffinizione da quella del Davanzati, che non ha voluto per moneta se non quella che d'oro o d'argento o di rame sia fatta, comeché le altre manchino di quella universalitá d'essere per tutto accettate, che alla essenzialitá della moneta è necessaria. Ma, se questo attendere si dovesse, perché non escludere anche quella di rame, la quale certamente fuor degli Stati dov'è battuta non suol valere? Perché negarne il nome a quella cosa, che fa lo stesso offizio e serve in tutto e per tutto a quegli usi, a' quali sono destinate le altre che di tal nome si pregiano?


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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