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      CAPITOLO IV
     
      Dell'oro ed argento, e delle antiche e moderne proporzioni di valuta fra loro.
     
      Per quanto siansi trovate cento invenzioni di far monete ed abbiano in piú regni il corso varie cose sotto questo nome, il che abbondantemente abbiamo dimostrato nel capitolo primo, nulladimeno la piú universale materia di esse in tutto il mondo è l'oro e l'argento. È nondimeno quistione assai problematica se la valuta di questi due metalli sia sempre la proporzione della quantitá che se ne trova nel mondo; cioè a dire, se l'essere stimato l'oro, per esempio, quattordici volte piú dell'argento sia segno che nel mondo si trova maggior quantitá effettiva d'argento che d'oro in commercio, o pure se la stima, che facciamo maggiore dell'oro, in altre sue condizioni o prerogative sia fondata. E, per vero dire, noi non siamo sempre soliti prezzar le cose per la sola raritá, quando con questa non sian congiunte altre condizioni che ce le rendono comendabili; e certamente nelle gioie o ne' metalli almeno due ragioni troviamo per apprezzarle: una si è quella stima che facciamo di loro per la bellezza o per altre loro condizioni che ci dilettano e ci sono utili; l'altra è la poca quantitá o molta che se ne trova in ordine al bisogno o disiderio nostro.
      Io non vedo per l'Italia nostra, né fuori di essa nelle province confinanti, tanta copia di rubini quanta a' tempi d'oggi se ne vede di diamanti; e pure val piú il diamante del rubino, data paritá di grandezza, nettezza e lavoro. Dunque non è la sola raritá che fa valere il diamante.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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