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      Lo stesso può essere dell'oro. In oggi corre tal prezzo di questo metallo per l'Italia, che comunemente una marca d'oro si paga con marche quattordici, once 6 di argento in circa; ed io non per tanto m'arrischio giá a proferire questa conseguenza: dunque è segno che per ogni marche 14 2/4 d'argento in Italia, se ne trova una sola d'oro in circa. Né oserei affermare che, qualora si trovasse nel mondo egual quantitá dell'uno e dell'altro metallo, dovessero valere anco del pari; e, se vi fosse tanto piú d'oro che d'argento quanto oggidí v'è piú argento che oro, dovesse l'argento valere il prezzo che in oggi vale l'oro, e l'oro non valesse se non quanto val oggi l'argento. Lodasi l'oro per la finezza maggiore, cui mediante il fuoco non scema, e per longhezza di tempo non irruginisce, per lo colore simigliante, dice Plinio, a quello delle stelle; benché io creda per questa parte, con Plinio, che sarebbe non men lodato il bianco, se all'oro toccava d'esser bianco, e non all'argento, siccome lodiamo il bianco de' diamanti, non perché piú vaghi siano de' rubini o smeraldi, ma perché sono piú rari e piú stimati. Per altro si loda eziandio l'oro per lo peso, ch'è il maggiore, in paritá di mole, che abbia alcun altro composto; nonostante che Plinio stesso, solito a scrivere le cose conforme le udiva dire senza informarsi o fare esperienza di nulla, asserisca che sia piú grave dell'oro il piombo. E pure consta chiaramente (mi sia lecito far questa breve digressione) che d'una mole di piombo, una d'argento vivo ed una d'oro, che siano eguali in grandezza, la piú leggiera è il piombo, e pesano, secondo Baccone (24), l'oro 100, l'argento vivo 75, il piombo 60, ma, secondo Marin Ghetaldo (25), l'oro 100, l'argento vivo 71. 3, ed il piombo 60 10/19. Lascio qui di portar alcune mie esperienze sopra di ciò, che io stimo bene piú esatte.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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