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      E tutto è avvenuto principalmente perché, applicati la maggior parte de' mercanti italiani piú ricchi al traffico delle monete, hanno trascurato gl'incrementi che fecero grandi i lor maggiori, e lasciatone passare in Francia, in Inghilterra, in Ollanda ed altrove, con infinito detrimento e vergogna dell'Italia, il magistero. E chi ben riguarda lo stato dell'Italia e il suo commercio, vedrá che in tutte le cittá egli è cosí altamente scemato da quanto egli era a' tempi andati, che appena se ne trovano le vestigia, perché s'è lasciata quella sorte di traffico, che manteneva metá del popolo con opere manuali e con utile universale, e fatto passaggio al commercio delle monete, utile solamente al mercante che lo fa ed a' facchini che portano dalla dogana o dal porto a casa le casse d'argenti ed i barili, che, sotto nome di chiodi o d'altre simili mercanzie di metallo vile, nascondono le monete; e, fuor di questi, è dannosa a tutti gli altri, spogliando i popoli con monete inferiori al giusto valore di buona parte delle loro sostanze.
      So che a questo passo incontrerò la poca soddisfazione di molti mercanti, che mille cose sono per opporre al mio discorso. E mi diranno che, se alcuno ve n'è fra loro che a questo traffico delle monete sia applicato, non sono però tutti; e che quei medesimi non lasciano di trafficar anche in manifatture dell'arti ed in altri negozi; e anzi che le vere cause del passaggio delle arti dall'Italia in altri paesi sono state in parte i tradimenti degli artigiani stessi, che, allettati da maggior guadagno, hanno portato le arti fuori delle patrie loro, ed in parte le gabelle troppo gravi, che da molti principi sono state imposte su quelle mercanzie, aggiuntici i frequenti appalti di varie merci; perché spesse volte i principi, per accrescere con malaccorto consiglio le proprie entrate, non s'avvedono di perderle, mentre aggravano troppo le mercanzie, e sono causa che il mercante le tralascia o le fabbrica piú leggiere e di minor perfezione, onde si scredita fuori la fabbrica e se ne rovina il traffico, con danno irreparabile dell'entrate pubbliche.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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