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      Nondimeno s'opposero molti, e fra gli altri i danzicani, che, sí per esser la cittá loro il maggior emporio di Polonia, sí per esser su' confini, di dove ogni loro negozio era da un lato bensí con i polacchi, ma dall'altro con svezzesi, danesi, ollandesi ed altre estere nazioni, meglio degli altri intendevano i danni che avvenire ne potevano, perché prima degli altri li provavano; e con scritture sensatissime (alcuna delle quali ho appresso di me) rappresentarono al re dover esser questa una nuova rovina del regno. Ma, o non intese le ragioni o cosí forzato dalla necessitá, crudel tiranna anco de' regi, batté Casimiro per piú milioni di tali monete; che, non considerate, a principio furono ricevute e spese, come se la mala condizion loro nulla importasse, mentre a quel prezzo correvano a cui dalla regia autoritá erano state tassate. Né si dolsero tampoco le soldatesche, se non quando, men d'un anno dipoi, cominciarono le nuove monete col proprio rossore a confessare il loro mancamento, e tutt'a un tempo vedersi il regno esausto quasi del tutto d'ogni altra moneta buona, mercé che, non accettata la nuova moneta dagli esteri se non per quanto valeva, che era appunto la metá di quanto in Polonia era valutata, chi aveva a portar soldi fuori di Polonia, cercava ongari, taleri e urti vecchi, che perciò quasi tutti fuori di regno erano ormai passati; anzi que' pochi ch'erano restati, chi ne aveva bisogno, li pagava molto piú del primo valore. Ed in questo modo si alzarono le monete buone in breve tempo a tal segno, che finalmente l'ongaro, che prima sei fiorini valeva, giunse a valerne dodici.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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