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      Gli ollandesi, con le guerre de' tre Filippi re di Spagna, contrafecero il viglione di Spagna, che vuol dire le monete basse con l'impronto di quella corona, e riempirono sí fattamente la Fiandra e la Spagna stessa, asportandone le doppie e le pezze da otto, che si può dire mantenessero viva la guerra contro que' monarchi con l'oro de' medesimi; anzi forse fu peggiore la guerra che lor fecero con le monete, di quella che facevano con l'armi. La Francia, mentre possedette qualche tempo la Catalogna quaranta anni sono, o sia che non pagasse mai le sue soldatesche colá se non con monete basse, o che in altri modi vi fossero da' mercanti introdotte o da' governatori tollerate, si sa ch'elle erano quasi di rame schietto, perché non tenevano che 26 caratti di fino ogni marca (che non arriva a 40 caratti per libbra) ed erano segnate con impronto diverso da quelle che erano in Francia, ove non erano nemmeno admesse; onde non ritornava in Francia se non la moneta d'oro e d'argento. Con che spogliò si fattamente quello Stato, che, ritornato sotto il re di Spagna, restò quasi corpo esangue, costituito in debolezza tale, che non per anco si può dire sia rimesso dal ricevuto danno. Ma cerchiamo qualche esempio piú prossimo, sebbene di non tanto strepitoso effetto.
      Mi sovviene che del 1653 erano introdotte in Firenze, ove io dimorava, fra li quattrini bassi, che colá si chiamano "neri", altre monete di paese forestiero, da quelli poco dissimili in grandezza e colore, particolarmente sesini di Lucca e di Modona.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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