Pagina (411/458)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
     
     
      CAPITOLO XVII
     
      Per qual cagione le monete in tutti gli Stati si vedono crescere e mai calare di valuta.
     
      Se il corso delle monete fosse come quello de' fiumi o de' torrenti, non sarebbe maraviglia se, nonostante tutti i ripari o gli argini che gli si facessero incontro, elleno volessero tendere alla sua via. Ma si vede, da qualche esempio di sessanta e di ottanta anni, ch'elleno potessero esser ritenute da questo corso ed impedite di crescere, come sono state impedite in Toscana e nello Stato ecclesiastico quasi dal 1600 in qua, e dal 1674 in qua da' genovesi, che sperano, non senza ragione, di mantenerle lunghissimo tempo, attese le ottime regole che v'hanno apposto e l'attenzione con che le fanno osservare. Anzi quella stessa forza che le ritiene, ch'è l'autoritá de' principi, alcuna volta le ha pure rispinte addietro qualche passo, come hanno fatto, giá tempo, in Venezia il zecchino, che fu dalle 20 abusive restituito nel 1665 alle 16 lire. E nondimeno si legge e si osserva che in tutti i tempi e in tutti gli Stati sono sempre cresciute, e, quando hanno fatto un passo indietro, non hanno molto tardato a scorrere di nuovo avanti.
      Sinché duṛ in Roma quell'antica tanto lodata ed odiata frugalitá, con la quale, contenti di cị che rendeva loro la terra e la greggia, non cercavano merci straniere; ed i consoli e decurioni s'andavano a staccar dall'aratro, per collocarli con suprema potestá alla testa de' loro eserciti; onde tante nobilissime famiglie romane, come de' Fabi, de' Lentuli, Pisoni, Ciceroni ed altri presero il cognome dal ben seminar le fave, i piselli, i ceci e le lenticchie: non fu fatta mutazione nelle monete; ma per 300 anni, da Servio Tullo, che l'introdusse, sino alla prima guerra cartaginese, duṛ la stessa qualitá e peso di moneta, cioè a dire degli assi gravi di rame di una libbra l'uno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Stati Toscana Stato Venezia Stati Roma Fabi Lentuli Pisoni Ciceroni Servio Tullo