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      Per aumentare quindi la quantitá dei metalli preziosi in un paese bisogna agire sulle cause che producono accreditamento, e non direttamente sovr'essi, ché sarebbe inutile e dannoso. Anche i mercantilisti del tempo non propugnavano del resto proibizioni dell'esportazione della moneta in linea generale (ed il Serra stesso ammette in qualche caso il divieto dell'esportazione), ma tendevano a promuovere le esportazioni ed a restringere le importazioni, specie di quei paesi verso cui la bilancia commerciale inclinava, come dicevasi, ad essere meno favorevole. Il De Santis, contro cui polemizzava il Serra, era un mercantilista arretrato, ed in tutta la confutazione del concetto di lui, che affermava bastasse stabilire legalmente il rapporto di cambio fra l'oro e l'argento e fra monete d'un paese e quelle di un altro perché il mercato dovesse conformarvisi, il Serra è efficace e corretto; ma, se dá prova di vigoria d'argomentazione, non eccelle per la novitá della dottrina sostenuta, che omai anzi tendeva a divenire prevalente. Ma la sua potenza mentale superiore e la sua originalitá particolarmente si manifestano cosí nella dimostrazione diretta a provare che, solo incoraggiando lo spirito d'impresa e promovendo le industrie, si facilita l'eccesso di esportazioni, come nell'indagine teorica rivolta a scrutare le partite apparenti e non apparenti di scambi internazionali e le loro correlazioni. E, com'è noto, discorrendo dell'industria agricola, il Serra espone la legge dei compensi decrescenti e ne intravede l'importanza.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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