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      Alle quali cose rispondendo i pittori non senza sdegno, dicono primieramente che, volendo gli scultori considerare la cosa in sagrestia, la prima nobilità è la loro, e che gli scultori si ingannano di gran lunga a chiamare opera loro la statua del primo padre, essendo stata fatta di terra, l'arte della quale operazione mediante il suo levare e porre non è manco de' pittori che di altri, e fu chiamata plastice da' Greci e fictoria da' Latini, e da Prassitele fu giudicata madre della scultura, del getto e del cesello; cosa che fa la scultura veramente nipote alla pittura, con ciò sia che la plastice e la pittura naschino insieme e subito dal disegno. Et esaminata fuori di sagrestia, dicono che tante sono e sí varie le opinioni de' tempi, che male si può credere piú all'una che all'altra, e che considerato finalmente questa nobilità dove e' vogliono, nell'uno de' luoghi perdono e nell'altro non vincono, sí come nel Proemio delle Vite piú chiaramente potrà vedersi. Appresso per riscontro delle arti congeneri e sottoposte alla scultura, dicono averne molte piú di loro, come che la pittura abbracci la invenzione della istoria, la difficilissima arte degli scorti, tutti i corpi della architettura per poter fare i casamenti e la prospettiva, il colorire a tempera, l'arte del lavorare in fresco, differente e vario da tutti gli altri, similmente il lavorare a olio, in legno, in pietra, in tele et il miniare, arte differente da tutte, le finestre di vetro, il musaico de' vetri, il , commetter le tarsie di colori faccendone istorie con i legni tinti, che è pittura, lo sgraffire le case con il ferro, il niello e le stampe di rame, membri della pittura, gli smalti de gli orefici, il commetter l'oro alla damaschina, il dipigner le figure invetriate e fare ne' vasi di terra istorie et altre figure che reggono alla acqua, il tessere i broccati con le figure e' fiori e la bellissima invenzione degli arazzi tessuti, che fa commodità e grandezza, potendo portar la pittura in ogni luogo e salvatico e domestico, senza che in ogni genere che bisogna essercitarsi, il disegno, che è disegno nostro, lo adopra ognuno.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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