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      Questo si lavora su la calce che sia fresca, né si lascia mai sino a che sia finito quanto per quel giorno vogliamo lavorare. Perché allungando punto il dipingerla, fa la calce una certa crosterella, pe 'l caldo, pe 'l freddo, pe 'l vento e pe' ghiacci, che muffa e macchia tutto il lavoro. E per questo vuole essere continovamente bagnato il muro che si dipigne, et i colori che vi si adoperano tutti di terre e non di miniere et il bianco di trevertino cotto. Vuole ancora una mano destra, resoluta e veloce, ma sopra tutto un giudizio saldo et intero, perché i colori, mentre che il muro è molle, mostrano una cosa in un modo, che poi secco non è piú quello. E però bisogna che in questi lavori a fresco giuochi molto piú al pittore il giudizio che il disegno, e che egli abbia per guida sua una pratica piú che grandissima, essendo sommamente difficile il condurlo a perfezzione. Molti de' nostri artefici vagliono assai negli altri lavori, ciò è a olio o a tempera, et in questo poi non riescono, per essere egli veramente il piú virile, piú securo, piú resoluto e durabile di tutti gl'altri modi, e quello che nello stare fatto di continuo acquista di bellezza e di unione piú degl'altri infinitamente. Questo a l'aria si purga e da l'acqua si difende e regge di continuo a ogni percossa. , Ma bisogna guardarsi di non avere a ritoccarlo co' colori che abbino colla di carnicci o rosso d'uovo o gomma o draganti, come fanno molti pittori; perché oltra che il muro non fa il suo corso di mostrare la chiarezza, vengono i colori apannati da quello ritoccar di sopra, e con poco spacio di tempo diventano neri.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014