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      Questa maniera di colorire accende piú i colori, né altro bisogna che diligenza et amore, perché l'olio in sé si reca il colorito piú morbido, piú dolce e delicato e di unione e sfumata maniera piú facile che li altri, e mentre che fresco si lavora, i colori si mescolano e si uniscono l'uno con l'altro piú facilmente. Et insomma li artefici danno in questo modo bellissima grazia e vivacità e gagliardezza alle figure loro, talmente che spesso ci fanno parere di rilievo le loro figure, e che elle eschino de la tavola, e massimamente quando elle sono continovate di buono disegno, con invenzione e bella maniera. Ma per mettere in opera questo lavoro si fa cosí: quando vogliono cominciare, ciò<è> ingessato che hanno le tavole o quadri, gli radono, e datovi di dolcissima colla quattro o cinque mani con una spugna, vanno poi macinando i colori con olio di noce o di seme di lino (benché il noce è meglio perché ingialla meno) e cosí macinati con questi olii, che è la tempera loro, non bisogna altro, quanto a essi, che distendergli co 'l pennello. Ma conviene far prima una mestica di colori seccativi, come biacca, giallolino, terre da campane, mescolati tutti , in un corpo et un color solo, e quando la colla è secca impiastrarla su per la tavola, il che molti chiamano la imprimatura. Seccata poi questa mestica, va lo artefice o calcando il cartone, o con gesso bianco da sarti disegnando quella, e cosí ne' primi colori l'abozza; il che alcuni chiamono imporre. E finita di coprire tutta, ritorna con somma politezza lo artefice da capo a finirla, e qui usa l'arte e la diligenza per condurla a perfezzione; e cosí fanno i maestri in tavola a olio le loro pitture.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014